Primo classificato: “Oltre” di Luciana Mele
Oltre
Oltre,
così difficile alzare il passo,
varcare la soglia
lì dove
luminoso è il silenzio
e sei
tra l’erba
e qualche coccinella
respiro di lode.
Secondo Classificato: “Aria” di Maria Rita Bozzetti
Aria
c‘è un’aria che sfiora come la vita e la morte,
si perde nel tempo e poi ritorna
e tra i rami diventa rumorio di foglie
e tra i capelli brezza dei primi sogni e
nel mare onda e poi piatta
che tocca l’abisso e poi risale:
è un’aria che si inspira e poi si espira
è il momento che unisce lo stare e il non essere più
l’indicibile frazione che spezza il tempo
in prima e in mai, in presente e assente io,
è un’aria che spira da dentro e dentro resta
come carezza quando la vita fugge
e non resti il corpo solo davanti alla sua morte.
Terzo Classificato: “Siedi qui” di Vincenzo D’Ambrosio
Siedi qui
Siedi qui, figlia. Vicina.
Per un momento lascia scappar le nuvole,
smetti di ricamare il cielo col tuo sorriso.
Portalo qui, da me.
Vieni figlia, qui accanto.
Io chiudo gli occhi e insieme guardiamo laggiù,
lontano, dove mare e sole finalmente
si riabbracciano.
Qui, vicino. Raccontami.
Mentre il rosso esplode al confine del cielo,
dimmelo tu che è vero, dimmi che il tramonto
non è mai la fine.
Aspetta, non avere fretta.
Donami uno sguardo, per fermare in me i tuoi occhi,
ch’io possa riconoscerli, sicuro, nella notte,
frugando fra tutte le stelle.
Parliamo ancora un poco.
Di noi. Del Mondo che fu il nostro,
di queste mie spalle che ti aspettano, sempre bambina,
per portarti al mare.
Lasciami ricordare la tenerezza,
le tue guance, seta per le mie mani stanche.
Torna figlia, qui dove sempre ti aspetto.
E siedi qui, nel mio cuore.
Menzione speciale: “Aria notturna” di Federico Gorziglia
Aria notturna
Un gufo, solitario
nella notte canta più dolcemente
del soave usignolo
quando prega la Luna,
più brillante del Sole
nel suo cuore da eremita.